L’umanizzazione e la personalizzazione nelle strutture accreditate
Il criterio 8 del DCA 469/2017 della Regione Lazio pone come proprio obiettivo l’impegno a rendere i luoghi di assistenza e i programmi diagnostici e terapeutici orientati quanto più possibile alla persona, considerata nella sua interezza fisica, sociale e piscologica.
La struttura deve, quindi, pianificare una serie di azioni interne allo scopo di promuovere un programma volto alla personalizzazione e cura del paziente, definendo e formalizzando al suo interno un piano di attività volto a:
- migliorare l’accessibilità e l’accoglienza degli utenti
- assicurare un piano formativo interno relativo al counselling che permetta all’operatore sanitario di migliorare la sua relazione con il paziente
- predisporre il lavoro secondo la logica della multidisciplinarietà all’interno dell’equipe
- rendere il paziente protagonista, rendendolo parte attiva come esperto della propria situazione
È fondamentale quindi che la struttura si doti di una procedura interna che venga portata a conoscenza al proprio interno attraverso un corso di formazione seguito da un monitoraggio interno dopo un lasso di tempo deciso dalla Direzione in base alle esigenze della struttura.
Nello specifico, si osserva come questo documento debba prestare particolare attenzione ad alcuni temi legati al benessere psico-fisico della persona come l’accoglienza e la dignità umana. La valorizzazione dell’assistenza e dell’autonomia personale, i bisogni elementari, l’ambiente pulito e confortevole, gli orari di accesso, la cura igienica, la gestione del paziente fragile o di diversa religione e cultura, le tecniche di comunicazione sono alcuni dei punti che devono essere analizzati affinché si possa definire applicato il punto in oggetto.
Insieme alla procedura, la Direzione deve dotarsi di un piano di personalizzazione che sintetizzi i punti elencati in precedenza. Questo documento avrà valore programmatico e dovrà indicizzare i temi principali che devono essere affrontati.
L’audit che seguirà, a cura della Direzione Sanitaria e del Responsabile della qualità, ha come obiettivo quello di intervistare il personale interno per analizzare le possibili criticità emerse affinché si possa raggiungere l’obbiettivo precipuo del miglioramento continuo.
Per quanto compatibile con l’attiva primaria svolta, il decreto statuisce che la struttura deve dotarsi, approvare, diffondere e applicare linee guida e predisporre una gestione del percorso di accompagnamento al fine vita che preveda il coinvolgimento del paziente e dei suoi famigliari. L’elaborazione del lutto e l’accompagnamento dei parenti nei mesi precedenti e successivi diventa quindi un cardine essenziale che non può essere lasciato al singolo caso, ma deve essere affrontato in generale affinché tutto il personale sappia come agire e relazionarsi con le persone coinvolte.
In ultimo, anche l’ambiente circostante influisce sulla qualità percepita da parte del paziente. Il comfort dell’area di degenza, le aree dedicate al personale e quelle di attesa trovano in questo criterio la loro valutazione. Gli spazi di socializzazione, la cura delle aree verdi se presenti, i servizi di ristorazione nelle aree comuni, le aree giochi in caso di pazienti in età evolutiva, la cromoterapia sono solo alcuni dei fattori che devono essere valutati e monitorati.